La Cina, ultima risorsa di Berlusconi per un grande Milan

Il Milan affonda nei meandri di una crisi tecnica che l’ha relegato ai margini delle competizioni internazionali, e intanto latitano i segnali di intesa che sbloccherebbero la questione della cessione della proprietà, mentre all’orizzonte si addensano nuvole nere che non presagiscono nulla di buono.

Le squadre italiane sono già operative da tempo sul mercato, mentre il tergiversare di Berlusconi sprovvisto di risposte certe sul Milan che sarà, rende sempre più probabile il fatto che la prossima stagione possa non essere migliore di quella attuale.

Berlusconi avrebbe già respinto l’offerta da 550 milioni per rilevare il 60% delle quote societarie, messa sul piatto da Mr Bee Taechaubol, non convinto dal ruolo che realmente la famiglia Berlusconi continuerebbe ad avere in seno alla gestione dirigenziale della squadra. Ma non sarebbe neanche convinto delle reali intenzioni del broker tailandese di investire per creare un Milan all’altezza del proprio glorioso passato, ritendo l’interesse di Mr Bee solo mosso da ragioni di marketing e dal profitto che la proprietà del Milan genererebbe a livello di immagine nel mondo.

E allora cosa resta al Milan attuale ? Resta Inzaghi con una rosa di giocatori la cui metà sa ormai di dovere fare le valigie a fine stagione, l’altra metà non sa ancora chi sarà la guida tecnica e la guida economica per il futuro. Resta solo la possibile offerta dei cinesi come grimaldello per scardinare il vuoto attuale e ripartire da un progetto serio.

Lo stesso Berlusconi in una intervista recente rilasciata alla Gazzetta dello Sport ha manifestato apertura verso il progetto cinese, sottolineando come il brand del Milan goda di grande popolarità in Asia: “Vediamo che cosa potrà succedere. Intanto, al di là del rapporto creato all’epoca sulla scena politica, Xi Jinping sta dimostrando di avere grande rispetto per il calcio italiano, quindi per il Milan – ha spiegato Berlusconi nell’intervista alla Gazzetta – Sia ben chiaro, non mi trovo nelle condizioni di cedere a tutti i costi la società. È innegabile, tuttavia, che da quando nel calcio sono arrivati i petroldollari e gli interventi dal Qatar è molto difficile che una sola famiglia riesca a reggere il peso economico di un club”.

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