C’è chi dice che le partite le vincono i titolari, e chi invece è convinto che la svolta arrivi dalla panchina. Igor Tudor, nel derby d’Italia, ha dimostrato di appartenere senza dubbio alla seconda categoria. La Juventus ha ribaltato un match che sembrava segnato non solo con la tattica, ma con quella miscela di coraggio, intuito e un pizzico di fortuna che a volte trasforma un allenatore in protagonista.
La risposta dopo i cambi dell’Inter
Prima, i cambi di Chivu: Bonny, Zielinski e Dimarco. Tutti e tre hanno inciso, eccome. Zielinski ci ha messo appena un minuto per servire l’assist del 2-2 a Calhanoglu, mentre Dimarco dalla bandierina ha pescato Thuram per il momentaneo 3-2 nerazzurro. Una mazzata, sembrava finita lì.
Invece Tudor non si è arreso. Al 73’ ha giocato la sua mano: dentro Openda, Cabal e Adzic. Un mix di freschezza e incoscienza, quasi un messaggio ai titolari: nessuno è intoccabile.
Il lampo di Adzic: storia di un ragazzo che non ha mollato
Adzic, 19 anni e una vita calcistica già tormentata dagli infortuni, è stato l’eroe inatteso. Lo scorso anno più in infermeria che in campo, quest’estate la Juve lo ha voluto trattenere a tutti i costi, come se ci fosse la sensazione che questo ragazzo avesse qualcosa di speciale.
Il gol lo consacra: è diventato lo straniero più giovane a segnare contro l’Inter in Serie A con la maglia bianconera. È la fotografia di un ragazzo che si è preso il suo momento. Tudor, che ha avuto il coraggio di buttarlo dentro, merita un applauso: non tutti lo avrebbero fatto.
Openda e David: il futuro dell’attacco bianconero?
Poi ci sono i due nuovi volti dell’attacco: Openda e Jonathan David. Tudor li ha lanciati insieme negli ultimi minuti, quasi a sperimentare un doppio nove moderno, rapido e imprevedibile.
Openda ha mostrato movimenti interessanti, David ha avuto l’occasione giusta ma si è trovato davanti un Sommer in grande serata. Era fuorigioco, sì, ma il gesto tecnico resta. Non basta un finale di gara per giudicarli, ma la sensazione è che questa Juve abbia davvero tante soluzioni offensive, e Tudor non ha paura di usarle.
Juve a punteggio pieno, ma con i piedi per terra
Questa vittoria, ottenuta con carattere e cambi decisivi, dice molto più di quanto sembri. La Juve è a punteggio pieno, ma Tudor continua a ripetere che “mancano 35 partite”. Realismo giusto, perché parlare di scudetto ora sarebbe prematuro.
Quello che però si è visto è chiaro: questa squadra non si arrende mai e trova risorse dalla panchina come poche altre in Italia. Il derby d’Italia non ha solo regalato spettacolo, ha mostrato anche la nascita di una Juve più coraggiosa, più giovane e con voglia di sorprendere.
E forse, in fondo, è proprio questo il segreto di Tudor: credere che la differenza la facciano i dettagli.