L’Italia del calcio sta attraversando un periodo nero. Il Mondiale 2026 sembra già una montagna da scalare e tutti si chiedono chi sarà il prossimo commissario tecnico. Mentre si parla di Gattuso e altri nomi, c’è un’idea che continua a girare: riportare Roberto Mancini sulla panchina azzurra.
Può sembrare strano, dopo quello che è successo. Eppure ci sono tre motivi concreti per cui questa scelta avrebbe senso.
Ha già fatto il miracolo una volta
Partiamo dai fatti. Mancini nel 2018 ha preso una Nazionale completamente a pezzi. Eravamo fuori dal Mondiale di Russia, umiliati, senza identità. In tre anni l’ha trasformata nella squadra più bella d’Europa, vincendo gli Europei 2021 a Wembley contro l’Inghilterra in casa sua.
Non è stato solo fortuna. Ha creato un gruppo coeso, con un gioco spettacolare e una mentalità vincente. Quella squadra ha stabilito un record di imbattibilità che nessuno dimenticherà mai. Arrigo Sacchi, che di calcio ne capisce parecchio, l’ha detto chiaramente: Mancini sa come costruire progetti vincenti partendo dal nulla.
Oggi siamo di nuovo al punto di partenza. Chi meglio di uno che ha già dimostrato di saper trasformare una squadra morta in campioni d’Europa?
La voglia di riscatto è tutto
C’è poi una questione più profonda. Mancini ha lasciato l’Italia per l’Arabia Saudita senza spiegazioni chiare, deludendo tutti. Nelle sue ultime interviste ha ammesso l’errore, parlando apertamente di un “debito con i tifosi“. Ha detto che il suo sogno resta vincere un Mondiale con l’Italia.
Questa non è retorica. È fame vera, quella che nasce dai rimorsi. Gigi Buffon, che di Mondiali mancati ne sa qualcosa, capirebbe meglio di tutti questa spinta interiore. Un allenatore motivato dalla redenzione personale può fare cose incredibili.
Non si tratterebbe di un semplice lavoro, ma di una missione. E le missioni, nel calcio, spesso portano risultati straordinari.
Il gruppo lo conosce già
Ultimo punto, ma non meno importante: la continuità. Fabio Capello l’ha sempre detto: quando il tempo stringe, il rapporto tra allenatore e giocatori vale più di qualsiasi tattica.
Il nucleo della Nazionale è ancora quello di Wembley. Donnarumma, Barella, ma anche possibilmente Chiesa: sono tutti ragazzi che hanno vinto l’Europeo con lui. Il legame c’è già, è solido, quasi familiare.
Non dovrebbe perdere mesi per conquistare lo spogliatoio. Dovrebbe solo riaccendere quella scintilla che tutti abbiamo visto tre anni fa. In una corsa contro il tempo per il Mondiale 2026, partire con un gruppo che crede già nel proprio allenatore è un vantaggio enorme.
La scelta logica
Certo, riportare Mancini dopo il suo addio improvviso può sembrare un passo indietro. Ma guardando i fatti, la logica c’è tutta: esperienza vincente, motivazione personale altissima e leadership già consolidata con il gruppo.
L’Italia ha bisogno di certezze, non di esperimenti. E Mancini, con tutti i suoi difetti, resta l’unico che ha dimostrato di saper far volare questa Nazionale. Il “Mancini-bis” non sarebbe nostalgia, ma pragmatismo puro.