Il patron ricoverato a Cagliari smentisce dichiarazioni mentre il futuro del club pende da un filo

Il destino delle rondinelle appeso a un filo sempre più sottile. Mentre il futuro del Brescia Calcio si gioca nelle stanze della Covisoc e nei corridoi della FIGC, Massimo Cellino affronta una battaglia personale in una clinica cagliaritana. Il presidente del club lombardo è stato sottoposto a un intervento chirurgico alla spina dorsale, un’operazione programmata e realizzata con tecnica mininvasiva videoguidata dal professor Stefano Marcia, specialista nel settore. Una coincidenza temporale che rende ancora più complessa la gestione di una crisi societaria che potrebbe portare alla scomparsa di un club con 114 anni di storia. Una vicenda che tiene col fiato sospeso i tifosi, abituati a seguire con passione le sorti della propria squadra tanto quanto le offerte di intrattenimento come il bonus di benvenuto del casino Ivibet nei momenti di pausa dal calcio giocato.

La battaglia legale e le smentite

La situazione si fa sempre più tesa con il passare dei giorni. Dopo l’annuncio fatto a maggio, nel pieno della bufera che ha travolto il club condannandolo alla retrocessione in Serie C per il mancato versamento dei contributi INPS e IRPEF relativi ai tesserati, Cellino si trova ora a dover gestire a distanza gli ultimi, drammatici sviluppi della vicenda.

Nei giorni scorsi, il presidente ha comunque provveduto all’iscrizione della squadra al campionato di Serie C, pur consapevole della documentazione incompleta presentata, sempre priva di quei contributi che sarebbero dovuti essere versati entro il termine perentorio del 6 giugno. Una mossa che appare più come un tentativo disperato che come una concreta possibilità di salvezza sportiva.

La tensione è ulteriormente aumentata quando sono circolate dichiarazioni attribuite a Cellino riguardanti la minaccia di smontare tutto ciò che aveva costruito a sue spese allo stadio Rigamonti dal 2019, anno dell’ultima promozione in Serie A. Parole pesanti, legate alla scadenza odierna per il pagamento di due rate arretrate – circa 160.000 euro – dovute all’amministrazione comunale per l’utilizzo dell’impianto.

Dal suo letto d’ospedale, Cellino ha però categoricamente smentito queste affermazioni attraverso una nota dettata all’agenzia di stampa Agi: “Non ho rilasciato alcuna intervista a siti internet o testate giornalistiche di Brescia, anche perché mi trovo ricoverato in un ospedale di Cagliari. Ho dato mandato ai miei legali di prendere provvedimenti a tutela mia e delle persone che sono menzionate nell’articolo, che tra l’altro riporta affermazioni frutto della più totale fantasia dell’autore”.

La convinzione del presidente: “Siamo stati truffati”

Nonostante le difficoltà personali e la distanza fisica, il patron sardo ha voluto ribadire ancora una volta la sua versione dei fatti: il suo Brescia “è stato prima truffato e poi retrocesso a tavolino”. Una posizione che mantiene fermamente da quando è scoppiato il caso, sostenendo di essere vittima di un’ingiustizia che ha portato alla drammatica situazione attuale.

Cellino, che ha acquisito il club nel 2017 rilevandolo dalla famiglia Corioni, non ha mai nascosto di aver investito somme considerevoli nella società, sia per la gestione ordinaria che per miglioramenti strutturali allo stadio e al centro sportivo di Torbole Casaglia. Investimenti che ora rischiano di andare perduti nel baratro di un possibile fallimento.

Il futuro del calcio a Brescia

Mentre le big del calcio italiano pianificano strategie di mercato per rinforzarsi in vista della prossima stagione, il futuro del Brescia verrà deciso nei prossimi giorni dalla Commissione di vigilanza sulle società di calcio, con il verdetto finale atteso dal Consiglio Federale del 3 luglio. Le prospettive appaiono purtroppo fosche, con l’ipotesi del fallimento che diventa sempre più concreta dopo oltre un secolo di storia.

Tuttavia, il calcio potrebbe non abbandonare completamente la città lombarda. Si fa sempre più insistente la voce di un possibile intervento di Giuseppe Pasini, imprenditore bresciano dell’acciaio e presidente di Feralpi Group, già proprietario della FeralpiSalò. L’ipotesi sul tavolo sarebbe quella di un trasferimento della società gardesana a Brescia, garantendo così la continuità del calcio professionistico nel capoluogo, seppur sotto una diversa denominazione e proprietà.

Una soluzione che, per quanto dolorosa per i tifosi storici delle rondinelle, potrebbe rappresentare l’unica via d’uscita per non vedere scomparire completamente il calcio da una piazza importante come Brescia. Il futuro resta incerto, mentre il conto alla rovescia verso il 3 luglio prosegue inesorabile, scandendo le ore che separano la gloriosa storia del club dal suo possibile epilogo.

Di Giusy Pirosa

Sicula doc anche se nata a Berlino, blogger affermata, estremamente curiosa, appassionata sin da ragazzina di scrittura e tecnologia, praticamente il suo pane quotidiano. Equilibrio sopra ogni cosa, senza pregiudizi e non teme i giudizi altrui, in grado di portare a termine importanti affari. Gli vengono riconosciute capacità intuitive.

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